Plurifuoriclasse


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Storie di fantascienza

Racconti

Gli extraterrestri liberano l’asteroide misterioso
Di Carlotta Dina


Era l’anno 3000,
il capitano Black atterrò con la sua astronave su un asteroide misterioso, infuocato di fiamme blu, che vagava nello spazio.
Black uscì dall’astronave con una tuta spaziale bianca e grigia, ma appena messo piede sul terreno, da piccoli solchi, uscirono degli extraterrestri di forme disuguali: alcuni erano a forma di piramide, altri a forma di cubo, altri ancora erano a forma di zucca o anche di cuore di colori mischiati: alcuni erano color rosso mattone, altri color arancio acceso, e altri color giallo sbiadito.
Subito cominciarono ad attaccare il capitano con dei colpi laser che abbagliarono di rosso la vista di Black, che per fortuna riuscì a schivare, ma un essere schifoso e viscido lo assalì e gli spruzzò un acido che gli arrivò dritto in faccia.
Il capitano rimase paralizzato dall’acido e gli extraterrestri lo tennero con loro come un umano da guardia.

Una gita su Saturno
Di Eleonora

Un giorno la maestra ci disse che il giorno dopo, con una macchina spaziale, saremmo partiti per esplorare Saturno e gli esseri che ci vivono.
Dopo la scuola, a casa, mia mamma mi aiutò a preparare lo zaino per il giorno dopo.
Dovevamo portare:una tuta leggera, degli scarponi antigravità e molte altre cose.
Il giorno dopo a scuola la maestra ci consegnò la tuta spaziale e il casco apposito per respirare l’atmosfera di Saturno.
Alle 10:30 eravamo in fila pronti per partire.
L’astronave era molto comoda, piena di pulsanti e leve, la navicella era arancione, di forma ovale con otto strisce rosse nei fianchi.
Una rete divideva la cabina e il baglio.
Per tutto il viaggio giocammo e cantammo.
Arrivati su Saturno ammirammo gli esseri viventi, creature paurose che vivono rifugiate nelle caverne.
Questi alieni hanno due gambe,due braccia, una testa rotonda, come noi, e non volevano farci del male.
Alla sera c’avviammo verso l’astronave e ritornammo sulla terra.

RAPITI DAGLI ALIENI
Di Giacomo Lucato

Una sera di dicembre io e i miei fratelli andammo a dormire molto presto, mentre i miei genitori stavano ancora guardando la tele, quando ad un tratto un disco volante atterrò nel mio cortile.
Da quel disco uscì un essere disgustoso: aveva il corpo viscido e melmoso, era di un orribile colore verdastro e aveva un solo occhio, tre mani e cinque gambe.
L’essere si avvicinava alla nostra finestra, poi sparì nel nulla.
Aprì gli occhi e capì subito che mi trovavo all’interno del disco volante.
Le sue pareti d’acciaio erano piene di pulsanti e comandi grandi almeno quanto me.
Imbucai un corridoio immerso nell’oscurità che conduceva ad una porta di ferro grigia e nera.
Spinsi con tutte le mie forze e mi ritrovai in una sala piena di alieni,mi nascosi dietro la porta e rimasi immobile.
Atterrammo su un pianeta di nome Nebuloso, infatti era ricoperto di nubi grigie che inquinavano l’aria e si spargevano nel cielo del pianeta.
Misero me e la mia famiglia in una gabbia e ci portarono in una caverna piena di alieni come loro, poi ci mostrarono in pubblico come animali e ci criticavano:< Guardate questi mostri! Sono bianchi e senza squame!> la folla urlò ancora più forte:< Riportateli sul loro pianeta, sono disgustosi!>
L’alieno ci riportò sull’astronave e ci addormentò.
Quando mi svegliai, mi ritrovai nel mio letto, disturbato dal suono della sveglia che segnava le sette.





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